Scozia: dove le colline sono montagne
Vento forte, tanto forte da farti male alle orecchie, forte da costringerti a chiudere gli occhi. Poi tutto si placa e cala il silenzio, le nuvole sono state spazzate via e il sole splende sulle Cairngorms Mountains, la neve brilla come un tappeto di diamanti. Il clima, in Scozia, risente fortemente dell’influsso dell’Oceano Atlantico e del Mare del Nord, soprattutto nelle zone occidentali e questo provoca un’estrema variabilità delle condizioni atmosferiche. In particolare, la catena dei Cairngorm consiste di un grande altopiano su cui si elevano basse e “soffici” montagne glaciali. Sebbene non siano formati da un singolo altopiano in senso stretto, i Cairngorms danno l’impressione di esserlo perché i passi che li attraversano non li tagliano in maniera molto profonda.
Continuiamo a salire, la pendenza non è per niente estrema e l’altitudine, confrontandola anche con quella italiana, fa sorridere; basti pensare che la sommità della montagna più alta delle isole britanniche, il Ben Nevis, è di 1344 metri s.l.m. Improvvisamente, la nebbia ci avvolge, inizia a piovere e dopo un paio di minuti a nevicare. La visibilità è praticamente nulla e a stento riusciamo a vedere le nostre orme dietro di noi. Dopo un po’ nuovamente il sole. “Se in Scozia non ti piace il tempo, aspetta 5 minuti” dice un detto popolare. Beh, nulla di più vero.
Il nostro obiettivo è fotografare le pernici bianche e le lepri bianche (o variabili) ma prima di tutto occorre vederle, un’impresa non molto semplice considerata la loro capacità di mimetizzarsi perfettamente con l’habitat circostante.
Siamo fortunati. Riusciamo infatti a trovare un bel gruppo eterogeneo di rock ptarmigans, maschi e fammine. Alcuni individui sono ancora completamente con la muta invernale, altra bella sorpresa in questo periodo in cui le giornate si fanno più lunghe e le pernici iniziano a scurirsi. In estate il corpo è grigio o brunastro e le ali bianche, mentre in inverno la livrea è totalmente candida ad eccezione delle penne esterne della coda che sono nere. Uccelli bellissimi, molto eleganti; a breve distanza si notano le differenze tra i maschi e le femmine. I primi, infatti, più grossi, mostrano una stria nera fra occhio e becco e caruncole rosse sopra gli occhi.
Essendo un bel gruppo, circa 40, abbiamo registrato diverse attività: canti, voli, rincorse, beccate, richiami, dispute, dormite e pranzi. In volo riescono a cambiare direzione molto velocemente; sulla terraferma, invece, le zampe interamente piumate (che in inverno formano una sorta di racchetta) consentono all’animale di spostarsi agevolmente anche sulla neve fresca.
Abbastanza fortunati siamo stati anche con gli avvistamenti delle endemiche pernici di Scozia (meno dal punto di vista fotografico per via di una luce un po’ dura) ed, in particolare, con le lepri bianche nella Findhorn Valley. Queste ultime sono ancora più difficili da scovare rispetto alle pernici bianche, in quanto non ci i può aiutare con i richiami, praticamente assenti. In ogni caso è indispensabile l’utilizzo di un binocolo.
Le lepri variabili cambiano colore a seconda della stagione, da bianco candido durante l’inverno a bruno-rossiccio in estate. La muta del pelame viene stimolata dalla temperatura, e dal colore del terreno, mantenendo però la punta delle orecchie nera. Addirittura le sottospecie più settentrionali non mutano affatto il colore, rimanendo invariabilmente bianche per tutto l’anno, visto che la neve domina quasi incontrastata il paesaggio.
Le “tecniche” di avvistamento da noi sperimentate sono due:
- esplorare l’infinita valle in lungo e in largo fino a quando non si vede una lepre muoversi “a zampe levate” perché troppo vicina al nostro passaggio. In questo caso bisogna sperare di incontrare un individuo confidente e poco timido che si lascia avvicinare e fotografare. Altrimenti la fuga è assicurata e le foto impossibili da realizzare.
- scorgere una lepre che sta dormendo e avvicinarsi molto lentamente senza svegliarla. Ovviamente si accorgerà presto del fotografo e quindi bisognerà essere molto pronti con la macchina fotografica.
Infine ci siamo concessi anche brevi escursioni nella bellissima Caledonian Forest, dove non è mancato qualche simpatico incontro.
Le occasioni fotografiche, alla fine delle settimana, sono state tante e la variabilità delle condizioni atmosferiche ci ha dato l’opportunità di ottenere scatti originali e sempre diversi. Rimane comunque il fatto che è sempre difficile ritrarre soggetti bianchi su superfici bianche come la neve, principalmente per due motivi: l’esposizione e la messa a fuoco.